Io mi chiamo Glenn, Glenn Stromberg. Capitano della Svezia e dell’Atalanta. Non dimenticarlo MAI. Né tu né tutti gli altri.
Quando arrivé a Bergamo nell’estate del 1984, fu accolto calorosamente dai tifosi bergamaschi, era il colpo di mercato di una Atalanta appena tornata in serie A dopo anni di purgatorio in serie B e qualche apparizione in serie C.
Stromberg era il campione su cui la dirigenza aveva deciso di costruire una squadra per competere nel campionato di massima serie. Un giocatore con un profilo éeuropeoé importante, con esperienze nella sua Nazionale, il fiore all’occhiello del mercato bergamasco.
Due anni prima aveva vinto la coppa UEFA con il Goteborg, poi aveva deciso di seguire il suo allenatore, Sven Goran Eriksson , nell’esperienza portoghese al Benfica.
Léarrivo all’Atalanta portà tanto entusiasmo, ma anche un po’ di scetticismo tra gli addetti ai lavori e tra i tifosi rivali, che non credevano del tutto nell’inserimento del giovane campione svedese in un campionato cosé difficile e cosé diverso dai campionati in cui aveva giocato Glenn fino a quel momento.

Stromberg si presenta con i capelli lunghissimi, biondissimi e in disordine, la barba incolta e la stazza da lungagnone classica dello svedeseé in un Italia ancora piccola e poco aperta alle diversità, scopre ben presto che ignoranza, pregiudizi e cattiveria sono ancora parte integrante del nostro Paese.
Diventa il bersaglio preferito dei tifosi avversari, e ogni domenica, si ritrova a essere vittima di Cori e sfottà, éMarisaé é il nomignolo con cui i tifosi avversari lo etichettano a causa di quella lunga zazzera bionda, mettendone anche in discussione la émascolinitàé e i gusti sessuali.
Ma a Stromberg non importa più di tanto, lui va avanti, ha le spalle larghe e tanta esperienza, lavora, si allena con grinta, dimostra sempre professionalità e un grande affiatamento , tanta classe e un gran CUORE.
Ed é proprio il cuore ,che partita dopo partita mette in campo, a farlo diventare ben presto il beniamino dei tifosi atalantini.
I tifosi rivedono in lui doti che rispecchiano la mentalità di quel popolo bergamasco.
Pian piano i tifosi atalantini imparano ad apprezzare questo lungagnone dinoccolato ma che sa caricarsi sulle spalle la squadra, mettendoci cuore e intelligenza tattica in ogni partita.

Partita dopo partita é lui che conquista il CUORE dei suoi tifosi, e con prestazioni importanti e abnegazione, aiuta léAtalanta a chiudere il primo campionato in serie A tra le prime dieci squadre in classifica.
La svolta vera nel rapporto con la società, i tifosi e la città di Bergamo arriveré due stagioni dopo. Al termine della stagione 1986-1987 léAtalanta retrocede in Serie B. Arriva però anche in finale di Coppa Italia, e pur perdendola con il Napoli che si é anche laureato Campione déItalia, léAtalanta conquista il diritto di partecipare alla prossima Coppa delle Coppe.
A fine stagione però lo svedese manifesta il desiderio di andare altrove.
Non é felice della situazione e per di più nel mirino di qualche tifoso céé anche lui.
“Marisa”non é più un nomignolo con cui viene irriso solo dai tifosi avversari é ora anche qualche supporter della DEA pensa di utilizzare la stessa stupida éarmaé.
In quelléestate il presidente Bortolotti decide di consegnare la squadra nelle mani del giovane mister Emiliano Mondonico, capace nella stagione precedente di portare il Como ad un clamoroso 9é posto in Serie A. Eé la mossa migliore possibile, per léAtalanta e per Stromberg. Tra i due é feeling immediato.
Mondonico racconteré in seguito che si rivedeva in quel ragazzone un poé fuori dagli schemi, con una intelligenza sopra la media e con un piglio éribelleé che era lo stesso che aveva il Mondonico calciatore, e con la stessa passione per la musica rock e i Rolling Stones.
Mondonico convince Stromberg a rimanere in Serie B, gli offre la fascia da capitano e ne fa il leader assoluto della squadra.
Dopo qualche giorno di allenamento in preparazione viene risolta una volta per tutte anche la questione éMarisaé.
Eé in programma unéamichevole contro una squadra minore.
Stromberg ha gié segnato due reti e guida gié la squadra con autorità e carattere.
Dagli spalti un paio di cretini pensano bene di rovinare la festa.
éSvegliati Marisaé e il grido che arriva dalla tribuna. Glenn butta un occhio verso la zona da dove é arrivata quella voce. Con lui céé anche Aldo Cantarutti, bomber degli orobici e altro giocatore di stazza importante.Insieme scavalcano la rete di protezione. Stromberg solleva per il bavero uno dei éfurbettié.
Io mi chiamo Glenn, Glenn Stromberg. Capitano della Svezia e dell’Atalanta. Non dimenticarlo MAI. Né tu né tutti gli altri.
Torna in campo, sorride alla panchina e riprende a giocare.
Quella stagione entreré di diritto nella storia dell’Atalanta Bergamasca Calcio.
Non solo ci saré un immediato ritorno in Serie A (anche se soffertissimo e all’ultima giornata) ma ci saré soprattutto una cavalcata incredibile nella Coppa delle Coppe che porteré i bergamaschi fino alla Semifinale persa contro i belgi del KV Mechelen (o Malines nella dizione francofona) ancora oggi il miglior risultato di una squadra di Seconda Divisione nelle Coppe Europee.
Stromberg é léEROE di quellé Atalanta, il simbolo e léanima della squadra.
Si sacrifica in copertura, é sempre pronto a rientrare e a difendere con grande umiltà per poi trovarlo un attimo dopo a impostare léazione o lanciarsi in profondità a dettare il passaggio.
La stagione successiva saré, quella del ritorno in Serie A, saré semplicemente strepitosa.
Un 6é posto finale, che vale un posto nella successiva Coppa UEFA e éconditaé anche da alcuni risultati che gli appassionati tifosi bergamaschi per anni avevano solo potuto sognare: vittorie in trasferta sui campi della Juventus e del Milan.
Ormai léAtalanta é una realtà del calcio italiano.
Per la DEA e i suoi incredibili tifosi saranno anni indimenticabili.
Arriveranno giocatori straordinari come Claudio Caniggia e il brasiliano Evair, ci saranno altri piazzamenti eccellenti e partecipazioni a competizioni europee.
E sicuramente tutti avranno, ormai , imparato a chiamare Stromberg non “Marisa”ma éGlennéé
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